Gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio – MDGs

Nel processo di formazione del diritto internazionale ambientale, iniziato negli anni ’70 a seguito di una presa di coscienza delle capacità umane di trasformazione degli ecosistemi, si passa attraverso la Dichiarazione di Stoccolma sull’Ambiente Umano (1972), la pubblicazione dell’Agenda 21 (1992) e la convenzione del Protocollo di Kyoto (1997). Sì arrivò quindi sul finire del XX secolo a comprendere come la dimensione a sostegno dell’economia da una parte e dell’ambiente dall’altra, era il sociale, nonché la parte più vulnerabile.

Non era più possibile pensare di risolvere la contesa tra capitale economico e capitale naturale escludendo la società e le problematiche causate da questo scontro. Povertà, fame, difficile accesso all’acqua potabile, mortalità infantile, divario tra nord e sud del mondo. Per tentare di affrontare in modo sistemico queste difficoltà planetarie, le Nazioni Unite formularono degli obiettivi da raggiungere nella prima parte del nuovo millennio, cercando di superare quelle criticità che hanno caratterizzato la storia dell’umanità fino a quel punto. L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò quindi gli 8 Obiettivi di Sviluppo del Millennio che avrebbero dovuto dirigere le scelte politiche dei governi di tutto il mondo verso una direzione comune a partire dall’anno 2000 e da raggiungere entro il 2015.

Questi obiettivi (MDGs, Millennium Development Goals) sono soprattutto di carattere sociale e sono i seguenti:

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  1. sradicare la povertà estrema e la fame nel mondo
  2. rendere universale l’istruzione primaria
  3. promuovere la parità dei sessi e l’autonomia delle donne
  4. ridurre la mortalità infantile
  5. ridurre la mortalità materna
  6. combattere l’HIV/AIDS, la malaria e altre malattie
  7. garantire la sostenibilità ambientale
  8. sviluppare un planetariato mondiale per lo sviluppo

Per raggiungere questi obiettivi sono stati adottati una serie di indicatori che potessero dare un’informazione sulla situazione pregressa prima dell’adozione degli MDGs, e una direzione di fattibilità, coerenza e successo delle azioni messe in atto per raggiungere gli obiettivi dopo il 2000.

Ma il 2015 è terminato ed è tempo di risultati. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha commentato il lavoro quindicennale degli MDGs affermando che questi hanno messo in moto il più grande movimento globale contro la fame e la povertà estrema della storia. Infatti, grazie agli sforzi comuni a livello globale, regionale, nazionale e locale, gli MDGs hanno salvato la vita a milioni di persone e migliorato le loro condizioni a molti di più. I risultati ottenuti dimostrano come, con interventi mirati, strategie forti, risorse adeguate e la volontà politica, anche i Paesi più poveri siano stati in grado di fare progressi senza precedenti.

Vediamo nel dettaglio quali risultati sono stati ottenuti. Nei seguenti esiti è sempre bene tenere presente che dal 1990 (anno di riferimento di base) al 2015 la popolazione mondiale è cresciuta di quasi due miliardi di persone, passando da 5,2 a oltre 7 miliardi di abitanti, sopratutto nelle aree interessate dalle problematiche indicate!! Cifre non facili da gestire.

[VIDEO (Eng): MDGs – Risultati ottenuti e mancati, 2min]

La povertà estrema è diminuita in modo significativo nel corso degli ultimi due decenni. Nel 1990, quasi la metà della popolazione del mondo in via di sviluppo viveva con meno di 1,25 $ al giorno; questa percentuale è scesa al 14% nel 2015. A livello globale, il numero di persone che vivono in estrema povertà è diminuita di oltre la metà, passando da 1,9 miliardi nel 1990 a 836 milioni nel 2015 (e la maggior parte progressi si è verificato proprio a partire dal 2000). La percentuale di persone denutrite nelle regioni in via di sviluppo è scesa di quasi la metà dal 1990, dal 23,3% nel 1990-1992 al 12,9% nel 2014-2016.

Il tentativo di rendere universale l’istruzione primaria ha portato ad un tasso netto di iscrizione alle scuole primarie nelle regioni in via di sviluppo che ha raggiunto il 91% nel 2015, rispetto al 83% nel 2000, aumentando quindi il tassi di alfabetizzazione mondiale. Anche il divario tra uomini e donne si è ridotto.

Le donne ora rappresentano il 41% dei lavoratori pagati al di fuori del settore agricolo, e la presenza femminile nelle rappresentanze parlamentari è oggi raddoppiata, anche se ancora sono una donna ogni 5 membri parlamentari uomini.

Il tasso di mortalità infantile sotto i cinque anni di età è dimezzata, passando da 90 a 43 decessi ogni 1.000  nuovi nati tra il 1990 e il 2015, nonostante la crescita della popolazione nei Paesi in via di sviluppo. Dal 1990, il tasso di mortalità materna è diminuita del 45% in tutto il mondo, e la maggior parte della riduzione si è verificato a partire dal 2000. Più di 71% delle nascite sono state assistite da personale sanitario qualificato a livello mondiale nel 2014, un aumento da 59% rispetto il 1990.

Le nuove infezioni da HIV sono diminuite di circa il 40% tra il 2000 e il 2013, da circa 3,5 milioni di casi a 2,1 milioni. Oltre 6,2 milioni di morti per malaria sono state scongiurate tra il 2000 e il 2015, soprattutto dei bambini sotto i cinque anni di età in Africa sub-sahariana. Tra il 2000 e il 2013 gli interventi di  prevenzione, diagnosi e trattamento anti tubercolosi ha salvato circa 37 milioni di vite, diminuendo il tasso di mortalità della tubercolosi del 45%.

Dal punto di vista ambientale, sono state ridotte le sostanze che riducono lo strato di ozono e la sua riformazione originale è prevista per la metà del secolo. Sono aumentate le zone terrestri e marine protette, soprattutto in America Latina e nei Caraibi. Nel 2015 il 91% della popolazione mondiale ha accesso a fonti di acqua potabile sicure, mentre nel 1990 era il 76%. La percentuale di popolazione che vive nelle baraccopoli nei Paesi in via di sviluppo è scesa dal 39,4% del 2000 al 29,7% nel 2014.

I finanziamenti pubblici da parte dei Paesi sviluppati è aumentato del 66% dal 2000 al 2014, raggiungendo 135,2 miliardi di dollari. Nel 2014, il 79% delle importazioni dai Paesi in via di sviluppo verso i Paesi sviluppati sono state ammesse in franchigia. A partire dal 2015, il 95% della popolazione mondiale ha una copertura telefonica e la diffusione della rete internet è cresciuta da poco più del 6% nel 2000 al 43% nel 2015; di conseguenza 3,2 miliardi di persone sono collegate a una rete globale di contenuti e applicazioni.

Nonostante i molti successi, le persone più povere e più vulnerabili sono state lasciate indietro. La disuguaglianza di genere persiste, un grande divario separa i più poveri dai più ricchi e tra aree rurali e urbane, i cambiamenti climatici e il degrado ambientale minano i progressi compiuti, i conflitti rimangono la più grande minaccia per lo sviluppo umano, mentre milioni di poveri vivono ancora in povertà e la fame, senza accesso ai servizi di base.

La comunità globale è ora ad un bivio storico. Siccome gli MDG sono giunti alla loro “scadenza”, il mondo ha la possibilità di costruire sui loro successi una nuova società, ma anche di abbracciare nuove ambizioni per il futuro. L’esperienza degli MDG riconosce le lacune rimaste ma offre numerose lezioni che serviranno come trampolino di lancio per i prossimi ambiti successi. I leader e le parti interessate in ogni Nazione dovranno lavorare insieme, raddoppiando gli sforzi per raggiungere un obiettivo finale veramente universale. Questo è l’unico modo per garantire un futuro sostenibile e una vita dignitosa per tutte le persone in tutto il mondo.

Una nuova agenda è emersa per trasformare il pianeta e  per soddisfare al meglio i bisogni umani e le esigenze di trasformazione economica, nel pieno rispetto dell’ambiente, assicurando la pace e la realizzazione dei diritti umani. Al centro di questo programma è lo sviluppo sostenibile, che deve diventare una realtà viva per ogni persona sul pianeta.

Ed è così che sono nati i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.

  • The Millennium Development Goals – Report 2015

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